Torna l’anima rock di Carmen Consoli nella prima tappa romana de L’Abitudine di Tornare Tour

Recensione del concerto inaugurale de L’Abitudine di Tornare Tour di Carmen Consoli al Palalottomatica di Roma.

Dopo cinque anni di vita vera, Carmen Consoli ritorna sul palco con la semplicità siciliana che l’ha sempre contraddistinta.

Sceglie i palazzetti italiani perché “il disco ha un’attitudine più rock” e come tappa di partenza de L’Abitudine di Tornare Tour, Roma, sua seconda città dopo Catania. Seppure Carmen si è definita “la vecchietta del rock”, la grinta non manca e si fa più forte la voglia di riflettersi nella sua musica, di non essere al centro della scena ma di suonare perché ne sente l’esigenza.

Il palazzetto dell’Eur era gremito di persone di ogni età: dai fans più giovani a quelli che la seguono dal suo esordio sanremese agli amici di sempre Daniele Silvestri, Max Gazzè ma anche il regista Fausto Brizzi e Flavio Insinna.

“E’ un viaggio con degli amici musicisti – spiega Carmen- alla scoperta di un nuovo modo di leggere e vivere la musica”; in questo viaggio musicale interpreta, uno dietro l’altro, tutti i suoi più grandi successi fino ad arrivare ai brani del suo ultimo album, nei quali si propone in veste di cronista per raccontare l’Italia di oggi e di ieri.
Sul palco, una band giovane in maggioranza femminile che l’accompagna per uno show molto rock, ma senza “urlare”, lasciando spazio anche a melodie e ballate romantiche.
I ritmi del basso elettrico di Luciana Luccini introducono La Signora del Quinto Piano: Carmen parla di femminicidio e stalking con un tono di feroce sarcasmo e una musica quasi dolciastra, tipica della cultura siciliana. Bellissima nel suo abito floreale di Gucci, la cantantessa regge la scena accompagnata dall’immancabile chitarra e uno stile rock con tacchi vertiginosi («ma sono comodissimi», assicura).
E’ il momento di Per niente stanca, Besame Giuda, Fino all’ultimo e Bonsai #2. In un palco a forma di ferro di cavallo, si alternano luci orizzontali e verticali di vari colori per L’abitudine di tornare, primo singolo dell’omonimo album.
Una canzone dopo l’altra, senza interruzione, nello show di Carmen non c’è tempo per commenti o spiegazioni: “Mi scuserete ma non sono capace a fare due cose insieme, o canto o suono. Parlo poco perché voglio che siano le mie canzoni a parlare”.
Ne L’esercito silente si accenna alla storia di Peppino Impastato mentre in AAA Cercasi non manca la frecciatina ironica a quei “festini privati con belle ragazze che magari diventavano anche ministro”.
Alterna chitarra elettrica e acustica, canta in modo rilassato e prosegue il viaggio musicale con Stato di necessità, Guarda l’alba, Geisha, Matilde odiava i gatti e un coro di voci per Fiori d’Arancio.
L’anima rock di Carmen lascia lo spazio anche a quella teatrale, più intima perché “la parola ha bisogno della sua dimensione per diventare protagonista”: con un telo alle sue spalle, interpreta successi storici come la sempre attuale Blunotte, In bianco e nero, poi L’ultimo bacio, Parole di burro e Questa piccola magia, che porta con sé l’incanto dell’esperienza della maternità che la Consoli vive da un paio d’anni. Il palazzetto si infiamma sulle note di Venere e sorride all’amore monotono raccontato in Sintonia imperfetta. C’è tanta Sicilia nelle sue note, a partire dal duetto con Luca Madonia (ex Denovo), con un brano storico della band catanese: Grida e l’interpretazione de L’alieno, portata da Madonia e Franco Battiato a Sanremo. Bis con Confusa e felice e Amore di plastica.

Una bella festa, una grande gioia rivederla sul palco e come lei stessa ci dice, “Noi siciliani pensiamo di partire e poi pensiamo subito a tornare”.

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