Cinestory: ‘Gran Torino’

Questa settimana, per la nostra rubrica 'Cinestory' è il turno di un film relativamente recente, ma che certamente entrerà negli annali della storia del cinema, per i suoi contenuti di tolleranza tra culture diverse: 'Gran Torino'.

Come ogni sabato, Cube Magazine vi accompagna nella sua speciale rubrica dedicata ai cinefili, ‘Cinestory’. Questa settimana è il turno di un film relativamente recente, ma che certamente entrerà negli annali della storia del cinema, per i suoi contenuti di tolleranza tra culture diverse, ma anche per una storia realistica, quanto avvincente che vi terrà incollati allo schermo per tutte le due ore di durata del film. Stiamo parlando di ‘Gran Torino’, la pellicola del 2008 diretta ed interpretata da un eccellente Clint Eastwood.

 

TITOLO: Gran Torino
ATTORI: Clint Eastwood, Bee Vang, Ahney Her, Cory Hardrict, Christopher Carley, John Carroll Linch
REGIA: Clint Eastwood
ANNO: 2008

La storia raccontata in ‘Gran Torino’ è quella di Walt Kowalski (Clint Eastwood), uno scontroso ex soldato, reduce dalla guerra di Corea. Walt vive in una villetta unifamiliare nella periferia della città, un quartiere abitato in prevalenza da immigrati asiatici, per i quali l’uomo prova un irragionevole disprezzo di natura razziale. La situazione ha una svolta quando Thao, il ragazzino figlio dei suoi vicini di casa, ha un acceso litigio con una gang di teppisti che sconfina nel suo giardino: ovviamente ci pensa Walt a ristabilire l’ordine, fucile alla mano. Questo gesto dell’uomo, fatto prettamente per una ragione egoistica (la difesa del suo territorio), viene visto dai vicini come un atto coraggioso: la difesa di una famiglia inerme. Per ringraziarlo infatti, fanno recapitare a casa sua una quantità spropositata di fiori e specialità culinarie che però imbarazzano ed infastidiscono Walt.
Ma il pregiudizio lascia strada alla comprensione quando Thao, beccato mentre tentava di rubare la Ford Grand Torino del 1972 (come rito di iniziazione per entrare nella gang) che Walt custodisce gelosamente nel suo garage, viene mandato per punizione dalla famiglia ad offrire i suoi servizi all’uomo cercando in qualche modo di farsi perdonare. Questa convivenza forzata, fa scoprire a Walt che i valori, le virtù di queste persone che tanto disprezza non sono poi così diverse dalle sue.
Walt trova in Thao un amico, e decide di prendersene cura, procurandogli un lavoro per tenerlo lontano dalla vita della gang, cosa che non piace molto ai teppisti che sparano a raffica verso la casa della povera famiglia asiatica e violentano la sorella di Thao, Sue. Walt è iracondo per ciò che è successo e si rivolge a Padre Janovic, un giovane pastore che sembra l’unico a capire il suo conflitto interiore.
Per evitare che il ragazzino si vendichi, rischiando la vita, Walt lo chiude in cantina e si reca di persona a casa dei teppisti. Di fronte a tutto il vicinato, mentre sta per prendere qualcosa da sotto la giacca, viene freddato: si scoprirà poi che stava solo prendendo un accendino, perciò i teppisti vengono arrestati, garantendo a Thao ed alla sua famiglia un’esistenza felice.
La pellicola termina con la lettura del testamento di Walt, che lascia la sua casa alla Chiesa, come la moglie scomparsa avrebbe voluto, mentre la sua bellissima Gran Torino all’amico Thao.
Clint Eastwood non smette di stupirci grazie alle sue doti interpretative, ma ancora di più per aver esplorato nella sua complessità l’animo di un soldato arrabbiato con se stesso e con la vita, che probabilmente è anche un cocktail dal sapore forte dei suoi personaggi precedenti. Ma – questo è sicuro – Walt Kowalski è molto di più. A partire dal suo cognome, non scelto a caso, che riprende il personaggio di Stanley Kowalski, interpretato intensamente da Marlon Brando in ‘Un Tram che si Chiama Desiderio’. Un personaggio brutale, quanto rozzo, sboccato e razzista. Proprio come Walt. Ma il personaggio di Eastwood sa anche ragionare e capire che i valori, l’amicizia non dipendono semplicemente dal colore della pelle. Una trasformazione radicale che lo porterà alla salvezza dell’anima, ma anche ad una tragica morte.
Il cambiamento interiore del personaggio segna indelebilmente la storyline: sebbene il pubblico si aspetta un finale “sparatutto” e di grande azione, il messaggio trasmesso dalla pellicola è che la violenza non è mai una soluzione.

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