Il Punkt@ Festival arriva al Manzoni con le sonorità africane di Hamid Drake

Al Teatro Manzoni di Milano è andato in scena lo spettacolo di Hamid Drake, che coniuga sonorità afroamericane al rigore della musica europea.

In questa affascinante prima mondiale, realizzata in collaborazione con il ben noto Punkt@ Festival, straordinaria manifestazione musicale d’avanguardia che si tiene annualmente in Norvegia, le percussioni africane ed afroamericane di Hamid Drake, dialoga con la nuova improvvisazione nordica.

Un connubio appassionante proprio per la sua apparente improbabilità. Da un lato la piena coscienza della propria eredità africana e della sua evoluzione nell’ambito della cultura afroamericana, dall’altro un’estetica che, per quanto ispirata al jazz, ha intrapreso un cammino che guarda alla tradizione europea, sia colta che popolare, di stampo ovviamente nordico.

Mondi estremi che trovano terreno di comune un incontro al teatro Manzoni, il patrimonio musicale africano ed afroamericano di Hamid Drake e il mondo inquieto delle brume e dei fiordi, di Nielsen e Sibelius o, nel caso dei norvegesi Eivind Aarset, eccellente ed originale chitarrista, a lungo collaboratore di Ketil Bjornstad, Dhafer Youssef e Nils Petter Molvaer, Jan Bang ed Erik Honoré, maestri dell’elettronica, ideatori dell’acclamato Punkt Festival, Arve Henriksen affascinante trombettista dalle magiche sonorità, di Grieg e Halvorsen.

In questo originalissimo ensemble, fatto di timbri e ritmi inusuali, di melodie dal sapore antico eppure modernissimo, Hamid Drake ha trovato la sua in posizione centrale, professionalmente teso a mantenere un equilibrio di suoni inusuali per il suo passionale orecchi africano, Hamid che abbiamo avuto il piacere di ascoltare all’inizio di questa rassegna con Archie Shepp Quartet, la dove il mondo tribale si univa e si amalgamava al jazz più colto ed evoluto, con sfumature Blues di Achie creando un perfetto e appassionato connubio, ha trovato il modo di rendere più calde le sonorità norvegesi senza disturbarne l’equilibrio, entrando in punta di piedi se pure con la sua presenza forte e dominante, in questo mondo fatto di acustiche elettroniche quasi privo di strumenti tradizionalmente intesi.
Ne è scaturito un delicato momento nel quale i suoni e le vibrazioni, lontani da quanto tradizionalmente inteso pensando al jazz, hanno trovato nuove frequenze per raggiungere un pubblico come sempre attento e aperto alla conoscenza del nuovo.

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