Intervista a Mario Riso: ‘Le nuove frontiere di Rezophonic’

Cube Magazine ha avuto occasione di incontrare ed intervistare Mario Riso, ideatore del progetto Rezophonic, che oggi presenta l'ultima produzione, il disco 'R3zophonic'.

Cube Magazine ha avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con Mario Riso, ideatore del progetto Rezophonic, un collettivo di artisti, che recentemente ha pubblicato il nuovo (terzo) disco ‘R3zophonic‘. Il progetto, in collaborazione con Amref di cui Riso è ambasciatore, contribuisce attivamente alla realizzazione di cisterne e pozzi d’acqua in Kenya (ne sono stati costruiti 158 grazie ai proventi), oltre che di scuole.
Ma Mario è molto più di questo: batterista dalla lunga esperienza, endorser e tra i responsabili del booking televisivo della rete Rock Tv, oltre che insegnante alla Rock Tv School. Ma ora scopriamo di più su questo interessante progetto e sul suo ideatore..

CM: Ciao Mario, tu sei batterista, chitarrista, autore e presentatore televisivo, con all’attivo un numero imprecisato di dischi incisi e tantissime collaborazioni con gli artisti più vari.. ed oltre a tutto questo hai anche creato un progetto davvero colossale come i Rezophonic. Come riesci a fare tutto?
Mario Riso: “Come riesco a fare tutto? Semplicemente perchè ho vissuto un lungo percorso, fai conto che ho iniziato da professionista nel 1985, ed oggi posso dire di aver fatto un cammino importante legato alla musica, al rock, ed il fatto di aver qualche anno in più alle spalle mi ha consentito di riuscire a fare tutto quello che hai appena citato. Ed in più devo ammettere che ho investito tutto il tempo che avevo a disposizione in cose costruttive, senza perdermi nulla”.

CM: Assolutamente, anzi, con i Rezophonic sei già giunto alla terza pubblicazione. Ma prima di parlare del disco nello specifico, vorrei  capire come è nata questa idea, e cosa ti ha spinto a creare questo progetto…
MR: “Nel 2003 ho avuto modo di andare in Africa con la Nazionale Artisti Tv e Stelle dello Sport, e con Icio de Romedis – cosigliere di Amref – abbiamo potuto constatare che al di fuori del villaggio turistico dove ci trovavamo c’era una realtà completamente diversa, che ho scoperto grazie ad una spedizione in cui avevamo il compito di consegnare delle penne e dei quaderni ad una scuola secondaria femminile; in quella occasione mi sono reso conto di quanta dignità ci sia in quelle persone che molto spesso non possono nemmeno sognare un futuro. La cosa mi ha fatto riflettere, tanto che l’anno dopo sono tornato in Africa con Amref, questa volta nell’entroterra in una zona molto arida, in cui soffrono veramente la sete, un luogo in cui le persone per poter arrivare al giorno successivo devono integrare i liquidi mischiando latte di mucca con il suo sangue. E’ stata un esperienza pazzesca, che mi ha fatto riflettere su come sia stupido lamentarsi di cose futili – cose che per noi che viviamo nel consumismo sono normali – ma che onestamente, quando non hai un bicchiere di acqua da bere, capisci veramente cosa sia importante e cosa no. Durante quel periodo stavo registrando il mio disco solista, e dopo questa esperienza ho deciso di fare un passo indietro e cambiare destinazione al mio progetto. Da Mario Riso è diventato Rezophonic, che ha comunque assonanza con il mio cognome, ma che voleva essere più universale”.

CM: Insomma, un lungo cammino che vuole lanciare un messaggio anche a chi queste realtà non le ha viste con i propri occhi. Questo messaggio è partito ed è progredito fino ad arrivare a ‘R3zophonic’. Ci racconti la sua evoluzione?
MR: “Questa esperienza con la sete e con la carenza di acqua mi ha portato a voler fare un disco che parlasse proprio di questo; conta che le canzoni erano già in gran parte registrate, ed a quel punto ho contattato tutti gli ospiti che già avrebbero fatto parte del disco avvisandoli che questo sarebbe stato un progetto speciale, che aveva come obiettivo di portare l’acqua dove ancora non c’era. Nel primo disco, infatti, la copertina raffigurava l’Africa con la scritta ‘Rezophonic’ e proprio dalla scritta la terra da arida, diventa fertile. Poi girando per l’Italia – dal 2006 al 2010 – abbiamo potuto vedere che anche nella nostra Nazione si vivono delle problematiche simili, in alcune regioni l’acqua viene razionata, ed in quel momento ho deciso di parlare di acqua a 360°, perchè non è solo un problema di popoli così distanti da noi. L’acqua è un bene prezioso e deve essere un diritto alla vita, ed è per questo che è nato ‘Re2ophonic’.  A quel punto è nato ‘Nell’Acqua’ con Caparezza: lui è veramente un genio ed è riuscito a sintetizzare tutte queste idee in un testo. Poi c’è stata la crisi mondiale, ed è stato difficile chiedere alle persone di poter dare un contributo, viste le difficoltà che viviamo in questo periodo. Ma ognuno, nel suo piccolo, può comunque fare qualcosa evitando gli sprechi, ed è proprio questo su cui è incentrato il terzo disco ‘R3zophonic’. Da qui nasce anche ‘Dalla a Me (Sicuramente Io Non La Spreco)’, che vuole raccontare più aspetti della nostra vita, del fatto che spesso ci si lamenta di ciò cha si ha, ma non tenendo conto che per molte persone nel mondo, quello che abbiamo è un sogno irrealizzabile”.

CM: Manifesto di questo messaggio è proprio il singolo ‘Dalla A Me’, scritta con Danti dei Two Fingerz. A proposito della scrittura dei testi, c’è un processo prefissato, oppure le canzoni nascono casualmente da un incontro?
MR: “Conoscendo molti degli artisti della scena italiana, sia grazie a Rock Tv che ad Hip Hop Tv, posso anche valutare chi in un determinato momento potrebbe essere perfetto per parlare di un determinato argomento. Le canzoni nascono innanzitutto da un’idea, se poi io non mi sento in grado di sviluppare una tematica, allora inizio a pensare a quale dei miei amici potrebbe essere più adatto, a quel punto lo contatto e chiedo la disponibilità. Questo meccanismo funziona da tanti anni ormai, con risultati che si possono sentire nelle canzoni e nei videoclip”.

CM: Nel collettivo Rezophonic siete oramai in circa 200 artisti. La cosa che mi incuriosisce di più è come gestisci la parte live di tutto questo.. 
MR: “Non è certamente una cosa semplice. Rezophonic è innanzitutto un progetto unico, perchè non ne esiste nel mondo uno simile, solitamente non si va più al di là di un singolo a supporto delle cause più disparate. L’obiettivo di Rezophonic è offrire un aiuto per chi ne ha davvero bisogno, non solo finalizzato alle popolazioni africane, ma anche a realtà ben più vicine a noi, come è stato per le popolazioni dell’Emilia, piuttosto che per l’Abruzzo. Rezophonic è un progetto umanitario vero e proprio che dal 2006 lavora in maniera continuativa, non limitandosi solo al territorio italiano, ma anche internazionale – siamo stati a Londra, Budapest o Mosca. E’ una sorta di nazionale del rock, in cui si fanno le convocazioni per un determinato evento, e da lì si capisce chi potrebbe essere disponibile. In base alla disponibilità si costruisce l’evento, con un repertorio compatibile con gli artisti partecipanti. E’ ovviamente molto delicato e difficile, perchè si fa affidamento sulla disponibilità e sul buon cuore e di conseguenza non ci sono mai delle garanzie, tutto può cambiare da un giorno all’altro, ma oramai è un processo che abbiamo imparato a gestire, ed ogni occasione è un modo per divertirsi e scoprire cose nuove, visto che non abbiamo possibilità di fare delle prove o di incontrarci per pianificare quello che sarà lo spettacolo”.

CM: C’è da dire che un progetto così, oltre che a registrare risultati concreti a livello di beneficenza, è stato positivo anche per la musica italiana. In particolare per quella parte del panorama “underground”, da cui provengono la maggior parte degli artisti coinvolti, che molto spesso non viene valorizzata dai media, e che con Rezophonic ha avuto maggiore visibilità…
MR: “Hai colto nel segno, perchè Rezophonic non è solo ciò che stiamo vivendo noi artisti, ma il mio sogno è quello di consegnare tutto quello che stiamo facendo alle generazioni future, in modo da poter dar loro un repertorio, un palco, ma soprattutto un pubblico, a cui mostrare il proprio talento e le proprie capacità. Rezophonic vuole anche essere un’opportunità in questo senso, un modo per molti artisti che non hanno nulla da invidiare a molti altri più pubblicizzati, di dimostrare e mostrare il talento. Perchè la musica rock e quella alternativa è fatta di persone che sanno soffrire ed hanno un gran cuore, a cui nessuno regala nulla, e con questo progetto si cerca anche di mettere in luce questo talento. Mi piace la parola ‘vero’ perchè Rezophonic è un progetto vero, fatto da artisti veri, e tutto ciò che raccontiamo è testimoniato dai fatti: 158 pozzi, 15 cisterne e 3 scuole sono risultati tangibili.

CM: Alla luce di questi risultati, immagino che non hai nessuna intenzione di fermarti qui. Quali sono gli obiettivi per il futuro?
MR: “Sicuramente ci sono degli obiettivi che voglio raggiungere. Intanto ricordo che siamo attualmente in tour per l’Italia e per chi volesse partecipare le date sono sui nostri canali social (Facebook e Twitter), speriamo che ci sia adesione da parte del pubblico. Poi per il futuro c’è l’intenzione di esportare questo progetto all’estero e di realizzare un disco completamente in inglese, coinvolgendo sempre più artisti e di proporlo al resto del mondo”.

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