Intervista a Sebastian Lelio e Paulina Garcia, alla presentazione di ‘Gloria’

Cube Magazine ha incontrato Sebastian Lelio e Paulina Garcia, rispettivamente regista e protagonista del nuovo film 'Gloria'.

 

Il 10 ottobre al cinema arriva ‘Gloria’, il nuovo film del regista argentino Sebastian Lelio.
Nella pellicola viene narrata la storia di Gloria, interpretata da Paulina Garcia, una cinquantottenne che si sente ancora giovane. Cercando di fare della sua solitudine una festa, trascorre le notti in cerca d’amore in sale da ballo per adulti single. La sua fragile felicità viene però a galla il giorno in cui incontra Rodolfo (Sergio Hernandez). L’intensa passione che nasce tra loro spinge Gloria a donare tutta se stessa, come se sentisse che questa è la sua ultima occasione, facendola volteggiare tra speranza e disperazione. Gloria dovrà ritrovare il controllo di sé e attingere ad una nuova forza per scoprire che ancora una volta riuscirà a brillare più che mai.
Un film che viene raccontato da un unico punto di vista, quello della protagonista, una donna che tende sempre a stare in disparte nella vita.
In occasione della presentazione del film, abbiamo incontrato il regista Sebastian Lelio con la sua musa ispiratrice, l’attrice Paulina Garcia, e abbiamo posto loro qualche domanda…
D: Come le è venuta l’idea di fare questo film e di raccontare la storia di Gloria?
Sebastian Lelio: “Gloria è nato quando mi sono posto la domanda se sarebbe stato possibile realizzare un film sul mondo delle donne della generazione di mia madre, e su come questo film sarebbe stato. Nasce dall’idea che un film può trattare di cose che ti sono molto vicine, qualche volta addirittura a pochi passi da te. Volevo esplorare il pianeta sconosciuto di quella generazione e scoprire cosa vi succede. C’è qualcosa di commovente in queste donne vicine ai sessant’anni e che vivono oggi a Santiago, in Cile. Donne che si battono per trovare una collocazione in un mondo che le tratta con durezza, donne che cantano in macchina, che in qualche modo sono state lasciate sole, per le quali nessuno ha mai abbastanza tempo e che, a dispetto della loro età, si rifiutano di lasciarsi andare e vogliono continuare a provare emozioni, a ballare e a vivere. Il film rivendica questo diritto, e lo fa partendo dalla fascinazione per una donna piena di tenerezza che si aggrappa alla vita con le unghie e i denti”.

D: La colonna sonora gioca un ruolo importante nel film. Come ha scelto le musiche?
SL: “Gloria è un film sui sentimenti. E la musica (cosa ci fa provare più emozioni della musica?) costituisce un elemento centrale del racconto, svolgendo quasi la funzione del coro in una tragedia greca, contaminando costantemente la storia. Allo stesso tempo i personaggi si esprimono attraverso la musica, facendo proprie
le emozioni delle canzoni che ascoltano, cantano o ballano, inconsciamente rapportandole alla propria vita, come se la musica fosse uno specchio dei loro dubbi e dei loro dilemmi. La colonna sonora del film appartiene alla generazione di Gloria. Comprende canzoni che spaziano dai grandi successi internazionali alle canzoni di culto cilene e dell’America latina. Ci sono alcuni pezzi disco, ma anche boleri, ballate romantiche, salsa, cumbia, un po’ di rock’n’roll e un brano della bossa nova: “Waters of
March” di Tom Jobim. Quest’ultima canzone è molto speciale per me perché mi ha fatto da guida nel trovare l’atmosfera generale giusta da dare al film. Volevo che Gloria avesse qualcosa della bossa nova: la poesia della vita di ogni giorno, una certa leggerezza dolorosa, un certo fascino naturale, un misto di umorismo e di dolore, ma soprattutto umanità e sentimento”.

D: Qual è il rapporto tra Gloria e i suoi film precedenti?
SL: “Credo che Gloria sia la conseguenza naturale dei miei tre film precedenti. E’ una produzione più grande, con più personaggi e un maggior numero di location, ma fa riferimento a mondi già esplorati prima e, pur partendo da una prospettiva nuova, indaga alcune delle tematiche che avevo sviluppato già in La Sagrada Familia, Navidad e El año del tigre: l’osservazione persistente di personaggi che si trovano di fronte a bivi importanti; la famiglia come trappola consacrata; l’interesse per la tensione che esiste tra persona e personaggio; e la convinzione che girare un film sia una battaglia da combattere”.

D: Come definirebbe la sua esperienza con gli attori del film?
SL: “Gloria è un film su una protagonista. Paulina García, l’attrice principale, è sempre stata al centro del progetto. Il film è stato scritto su misura per lei. Il co-protagonista è Sergio Hernández, un attore che ammiro molto e che ho imparato a conoscere durante le riprese. Entrambi sono attori potenti e magnetici, che rendono le cose molto più semplici. Partendo dal presupposto che la sceneggiatura sia come una mappa e le riprese siano poi il territorio su cui muoversi (abbiamo lavorato alla sceneggiatura per due anni), abbiamo dato vita ad un set che lasciasse spazio all’improvvisazione in modo da spingere gli attori a fare ricorso al proprio mondo interiore per risolvere alcune scene. Questo ha permesso ad elementi inconsci di emergere, un materiale che segue “leggi proprie”, e che alla fine ha contaminato la sceneggiatura dandole nuova forza e finendo col diventare l’essenza della narrazione”.

D: Ed ora una domanda per lei sig.ra Garcia, come si è preparata per questo ruolo?
Paulina Garcia: “Sebastian mi ha aiutato molto a prepararmi, inondandomi di libri e di film. Poi ci sono state le prove individuali a teatro, durante le quali abbiamo analizzato le scene una per una, il modo in cui sarebbero state rese visivamente e come avremmo affrontato il rapporto di Gloria con ciascun personaggio del film.
Durante i due mesi che hanno preceduto le riprese ero così immersa nell’universo di Gloria che quando tutto è finito mi sono sentita come se mi fossi “svegliata” da un sonno profondo”.

D: Qual è stata la sfida più grande nell’interpretare Gloria?
PG: “Gloria ritiene che il ritmo e il corso degli eventi che accadono attorno a lei non dipendano da lei. I sentimenti di Gloria sono sottili, definitivi e concreti. Combinare questi tre aspetti è stato molto complicato”.

D: Come è stato lo stile di regia di Sebastian Lelio?
PG: “Sebastian lavora in modo tranquillo e rilassato; è un tipo divertente, e l’atmosfera sul set è stata sempre  intima e piacevole. Ti dà molta libertà per poi togliertela completamente! E’ anche molto esigente: lavora con una padronanza assoluta, che nasce dalle sue riflessioni e dalle sue osservazioni, e non è soddisfatto fino a quando non ottiene esattamente quello che vuole”.

Appuntamento al cinema con ‘Gloria‘ il prossimo 10 Ottobre.
Un ringraziamento a Lucky Red ed ovviamente a Sebastian Lelio e Paulina Garcia.

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