Intervista a Treble Lu Professore: Sono un viaggiatore del tempo a cavallo della musica

In occasione dell'uscita del secondo album da solista TerraMia, Treble Lu Professore ci ha raccontato i suoi progetti, la sua vita artistica e il grande amore per la sua Terra.

Lo scorso 29 giugno è uscito il secondo album da solista di Treble Lu Professore intitolato TerraMia (Elianto / Made in Etaly).

Per l’ex membro dei Sud Sound System si tratta del secondo album dopo il primo omonimo Treble rilasciato nel 2010. TerraMia è anche il nome del primo singolo estratto dal disco uscito in contemporanea con il video del brano (a fondo articolo) diretto da Walter Stomeo e prodotto da Folkolore.

Per l’occasione abbiamo scambiato qualche parola con Treble Lu Professore che ci ha raccontato i suoi progetti, la sua vita artistica e il suo grande amore per la sua terra.

Ciao Treble, innanzitutto benvenuto su Cube Magazine! Sei un musicista attivo fin dagli anni ’90 e hai firmato brani storici nel panorama nazionale della musica reggae e Hip-Hop. Mi racconti di come hai iniziato a fare musica?
Grazie a voi di ospitarmi. Avevo dodici anni e mio zio mi regalò una chitarra (dicono tutti cosi?), dopo una settimana mi ruppi un polso, ma nonostante il gesso, (mano destra) cominciai a suonare ugualmente la chitarra, potevo però concentrami solo sugli accordi e dare una sola pennata; il suono prolungato dell’accordo mi dava il “tempo” per pensare e riempirlo con le parole. Ho iniziato da allora a comporre canzoni, che tra l’altro ancora conservo gelosamente (a partire dal 1975). Al liceo ho conosciuto Dj war, con cui abbiamo costruito negli anni diversi progetti fino ad approdare alla fondazione del gruppo Sud Sound System.

Sei il fondatore dei Sud Sound System, gruppo del salento attivo fino al 2005; che musica caratterizzava questa band? Quali sono i brani a cui tieni particolarmente di questa tua esperienza musicale?
Un piccolo errore nella domanda. Il gruppo sud sound system esiste ancora, sono uscito ufficiosamente io dal 2005. Con I Sud Sound System l’obiettivo era di proporre una musica Reggae nostrana, ritmi vicini al reggae della Giamaica, ma utilizzando il nostro dialetto, salentino, come lingua per le liriche. Questa è stato il concetto che poi ha premiato i Sud Sound System con un buon successo a livello nazionale, ma l’energia, lo stile dei Sud Sound System ha avuto ed ha un discreto riscontro anche internazionale. Ed è proprio Reggae Internazionale il brano che più rappresenta le intenzioni del gruppo e che personalmente ancora oggi resta vivo nel messaggio e nello stile musicale.

Dopo l’esperienza con i Sud Sound System, ti sei interamente dedicato alla tua terra d’origine, il Salento e la Puglia più in generale. Perché la scelta di essere solista? E se posso permettermi perché hai scelto questo nome d’arte Treble Lu Professore?
In Realtà, almeno fino a quando ero attivo nel gruppo, tutta la storia compositiva dei Sud Sound System è stata dedicata alla nostra Terra, cercando sempre di mettere in evidenza soprattutto le contraddizioni di questa Terra: una cultura tradizionale viva, un territorio paesaggisticamente unico, ma un becero sfruttamento del territorio, una comunità giovanile in mano alla mafia e alla droga. Tra i brani che possono sottolineare il nostro grande amore per la Terra insieme alla denuncia sociale e politica ci sono: Soul train (partono i treni carichi da Lecce, nella valigia lacrime e amarezze), Fuecu, T’ha scita bona (sull’eroina), La gente povera, Le radici ca tieni, Musica comu mare. Ho scelto di dedicarmi ancora di più alla difesa del Territorio e alla ricerca di talenti da promuovere, quando ho visto allentarsi nel gruppo le redini dello scopo sociale della nostra musica. Considero la musica un potente, anzi, il più potente mezzo di comunicazione, tutta la mia musica ha questo concetto come pietra angolare. Se oggi guardassimo alle vicende drammatiche che il Salento e la Puglia stanno vivendo, riguardo la difesa del territorio sotto attacco da parte delle multinazionali che decidono, contro la volontà della comunità intera,  di trivellare il mare con tecniche distruttive, impiantare gasdotti sulle nostre stupende coste, distruggere salute e futuro con le centrali  di Ilva e Cerano, come possiamo noi Artisti non utilizzare la nostra arte per far riflettere la comunità, sensibilizzarla, convincerla che questa è casa nostra, non della mafia e della malapolitica. Casa e valori da difendere questa è la musica di Treble. Lu professore per diversi motivi, mio padre era maestro di scuole elementari,veniva chiamato il Professore. In suo omaggio sicuramente, ma poi negli anni la mia grande prolificità artistica ha confermato l’epiteto, riconosciuto da colleghi e fans.

Terramia_trebleTerraMia è il nome del tuo secondo album che hai registrato come solista. Tra le canzoni contenute nel cd vi è una solare reinterpretazione di La Sveglietta di Modugno, nella versione in dialetto salentino registrata dal Maestro Mimmo nel 1952. Perché hai deciso di riproporre questo brano?
Domenico Modugno è un artista completo, grande interpretazione, melodie che sbriciolano le barriere del tempo, un antropologo musicale che è riuscito a scrivere canzoni immortali in italiano, dialetto siciliano, in napoletano. Mogol dice che il grande Battisti, prima di produrre un album, per mesi e mesi non faceva altro che ascoltare tutta la musica contemporanea, poi si accingeva a comporre. Prima di lavorare al mio album TerraMia, ho ascoltato invece Modugno per un anno, di seguito, alternandolo con l’ascolto del primo Pino Daniele. Tra le canzoni più “antiche” di Mimmo, mi hanno colpito molto quelle scritte durante la sua permanenza a San Pietro Vernotico, quindi in dialetto salentino. Molti conoscono le versioni in siciliano o in un dialetto tutto di Modugno, ma non la versione in salentino, bellissima, solo voce e chitarra, una canzone perfetta, avvolgente, interpretrata in maniera sublime, me ne sono innamorato e ne ho fatta una versione quasi reggae swing che gli eredi di Modugno hanno apprezzato. In quella canzone ho visto le radici primordiali del suono dei Sud Sound System: il levare del reggae, il dialetto salentino, le metriche veloci e serrate, l’ironia del testo.

Per l’esecuzione del tuo album TerraMia, che contiene 13 brani, ti sei avvalso della collaborazione di artisti che io non conosco (e me ne scuso). Chi sono e perché li hai scelti?
I musicisti che collaborano nel disco sono importanti per la mia crescita artistica. Cominciamo dai più “anziani”. Francesco Pennetta è il batterista, maestro di percussioni, originario del mio Paese natale, ha seguito i miei concerti da vero fan, quindi conoscitore del sound che mi ha contraddistinto, ha arrangiato, non semplicemente suonato, i brani con una professionalità che lo rappresenta fortemente. Giovanni Costanza detto Ficupala, bassista riconosciuto fra i più bravi a suonare proprio lo stile reggae, amico fraterno da più di trent’anni; virtuoso e passionale, cosa meglio di un amico bassista che riconosce la tua inspirazione e…ispirazione?!

Grazie a Ficupala il mondo musicale dell’album respira. Un altro Maestro, Giorgio Pierri, maestro di chitarra, ha composto insieme a me tre brani e grazie a lui sento nelle canzoni il mare ed il vento. Dani Silk è la voce femminile che armonizza più di un brano, Daniela dalla voce di seta, partner musicale di Treble da più di dieci anni, arrivata tra le prime nelle selezioni di Sanremo Giovani del 2011. Rocky ha trovato lui me, mi ha pedinato nei concerti fino a quando non è riuscito a darmi un demo, che mi ha stupito dal primo ascolto, canta tre canzoni nell’album. Luigi Miacola è un talentuoso trombettista che mi ha aiutato “a stendere” gli arrangiamenti dei fiati.

trebleUn videoclip ha accompagnato l’uscita del primo singolo omonimo TerraMia. Il video è stato diretto da Walter Stomeo e prodotto da Folkolore. Hai scelto tu le scene della location? Che messaggio vuoi trasmettere al tuo pubblico con le immagini del video?
La location del video TerraMia è stata decisa di concerto con il regista. Roca è un posto meraviglioso: pietre antiche, mura messapiche, falesie di creta, insenature inaspettate, mare azzurro intenso. Può rappresentare un luogo sacro, sede di un santuario dell’antichità, oggi le popolazioni dei paesi vicini ripetono un gesto di cui hanno dimenticato il senso, fanno un pellegrinaggio nel mese di maggio, per raggiungere a piedi dai paesi la statua della Madonna di Roca, costruita proprio su una grotta santuario frequentata fin dalla preistoria! Il messaggio è che non possiamo farci ancora ingannare da Baroni moderni, Politici malavitosi che sperperano le risorse del territorio per fini personali; la nostra terra e doppiamente sacra: primo perché è Madre Terra, noi in essa affondiamo le nostre radici storiche e culturali, poi perché è un territorio sacro nel senso stretto del termine. Non possiamo essere noi i criminali solo perché dedichiamo la nostra vita ed il nostro lavoro alla difesa della identità culturale e delle peculiarità di questa Terra. I criminali sono i vampiri e i parassiti, spesso conterranei, che deprimono lo sviluppo invece che promuoverlo.

Sappiamo che in questi ultimi anni ti sei dedicato “anima e core” ad un progetto molto coraggioso per i musicisti emergenti della tua terra. Ci puoi spiegare di cosa si tratta?
Dobbiamo prenderci cura delle nuove generazioni, sono tempi bui per la consapevolezza, i media, le nuove tecnologie stanno costruendo un pericoloso spartiacque tra le esigenze reali della vita quotidiana e le esigenze virtuali create magistralmente per alienarci dal sentimento di Umanità; Le nuove generazioni sono i nostri frutti, non possono marcire perché a loro tocca lasciare i semi; vogliamo davvero un mondo più triste, malconcio, difficile da vivere insieme? Bisogna portare nel lavoro questo rispetto di sé, della storia e quindi dei nostri antenati insieme alla ricerca di sviluppo utile per la comunità tutta. Come una famiglia. Dedico gran parte della mia attività artistica a valorizzare i nuovi talenti, a instillare nei loro cuori Rispetto e Solidarietà, Difesa del Territorio e della sensibilità artistica, così in questi anni post Sud Sound System ho sia prodotto album e singoli di artisti emergenti, alcuni dei quali poi sono diventate anche stars riconosciute del panorama reggae nazionale, come Boomdabash, Mama Marjas e altri, sia realizzato due compilation con circa quaranta giovani talenti, curandone le musiche e soprattutto i testi.

Hai vinto anche una edizione del prestigioso premio Tenco. Cosa ti rimane come artista di quella esperienza?
Il premio Tenco ha confermato che il lavoro dei Sud Sound System ha avuto un originale e apprezzabile modo di esprimersi a livelli nazionali; non posso dimenticare il duetto Don Rico –Francesco Guccini, una vera sfida sul palco a colpi di Rap e rime taglienti, durante la premiazione: ho visto cose che voi umani…

Domanda di rito, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Il prossimo futuro riguarda due artisti a cui tengo molto perché davvero incarnano quei sentimenti, quelle passioni, quella determinazione, che ha caratterizzato il reggae degli anni novanta, sono dei frutti non marci, li raccoglieremo maturi al giusto grado nei loro prossimi album, che vedranno la luce nel giro di qualche mese.

Ti ringrazio del tempo che mi hai dedicato, come vuoi chiudere questa breve intervista? Anzi: qual è l’ultima domanda che vorresti che ti facessi? E quale è la tua risposta?
Ti consideri un artista? Sono un viaggiatore del tempo a cavallo della musica, porto un messaggio che viene da lontano e lontano arriverà.

https://www.youtube.com/watch?v=XDZOy7kvQu4

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