La Recensione di ‘Privateering’ – Mark Knopfler

'Privateering', settimo disco in studio di Mark Knopfler è uscito oramai da un mese: per chi ancora non avesse avuto occasione di ascoltarlo, Cube Magazine lo ha recensito per voi.

Data di Uscita: 4 Settembre 2012
Etichetta: Mercury

Quando un cantante decide di chiudere la carriera di una band sicuramente prende una decisione molto coraggiosa e rischiosa, soprattutto se parliamo di un gruppo consolidato (ed amato) come lo erano di Dire Straits, prima del ritiro dalle scene nel 1995. A quei tempi la band era davvero una delle più apprezzate al mondo, basti pensare che il disco ‘Brothers in Arms‘ vendette la bellezza di 30 milioni di copie.

Da quel giorno Mark Knopfler ha pubblicato ben 6 album solisti, di varia qualità ma pur sempre eseguiti con superba maestria e grande effetto. Questo settimo album in studio, ‘Privateering‘, arriva a soli tre anni dall’ultima produzione ed è davvero sorprendente considerando che in questo doppio cd sono contenuti ben 20 pezzi e che è il primo doppio album dell’artista in 35 anni di venerata carriera. La creatività di Knopfler deve essere stata come un fiume in piena.
In queste 20 canzoni è contenuto tutto ciò che Mark Knopfler è ed è stato: una specie di riassunto della sua carriera, che passa dal folk twist della titletrack, al country blues di ‘Miss You Blues‘ per poi passare da ‘Corned Beef City‘, un chiaro riferimento alla famosissima ‘Money For Nothing’. Ma uno dei pezzi che più sorprende è certamente ‘Go, Love‘, dal tocco leggero con una parte vocale quasi sussurrata che ci trasporta automaticamente ai ritmi tinti di Celtico di ‘Kingdom of Gold‘.
Nei suoi testi, Knopfler ha sempre dipinto delle foto di paesaggi e creato personaggi identificabili, e sicuramente anche in questo lavoro non mancano caratterizzazioni di questo tipo: in ‘Yon Two Cows’ si racconta la storia di alcuni contadini del nord, in ‘Hot or What‘ di giocatori d’azzardo spacconi ed in ‘Seattle’ la storia d’amore di due innamorati che parlano di ricordi sotto la pioggia: un’immagine che potrebbe essere tranquillamente scritta per una guida turistica della città americana.
In conclusione, chiunque si sarebbe aspettato da Knopfler un album-tributo ai suoi Dire Straits, ma l’artista che da oramai 29 anni ha intrapreso la sua carriera solista, ha cercato di prendere una nuova direzione, senza mai dimenticare però da dove viene. Un album che forse è il miglior lavoro solista di Knopfler, ma che – se proprio dobbiamo trovargli un difetto – manca del pezzaccio, della canzone da ricordare. Un disco (due) che si lascia ascoltare dall’inizio alla fine, che scorre volentieri per tutta l’ora e mezza di durata.
Mark appare rilassato in questo disco, certo di aver già dato molto, allontanandosi così da ciò che possiamo definire commerciale, ma che certamente verrà apprezzato, forse non dalla massa, ma dai veri estimatori del genere.
Ricordatevi: la forma è temporanea, ma la classe rimane per sempre.

Tracklist:

CD 1
Redbud Tree
Haul Away
Don’t Forget Your Hat
Privateering
Miss You Blues
Corned Beef City
Go, Love
Hot or What
Yon Two Crows
Seattle
CD 2
Kingdom Of Gold
Got To Have Something
Radio City Serenade
I Used To Could
Gator Blood
Bluebird
Dream Of The Drowned Submariner
Blood And Water
Today Is Okay
After The Bean Stalk

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