Il jazzista Fabrizio Bosso ha presentato in concerto il suo nuovo album intitolato Duke al Pavillion di Milano. Leggi la recensione.
Il jazzista Fabrizio Bosso ha presentato in concerto il suo nuovo lavoro Duke al Pavillion di Milano.
Tante sono le sfumature del mondo jazz racchiuse in Fabrizio Bosso. L’eleganza e la raffinata bravura lo hanno reso uno dei trombettisti più quotati nella scena jazz italiana ed internazionale ed è proprio lui che inaugura uno dei primi appuntamenti di uno spazio culturale al centro di Milano, il Pavillion in Piazza Gae Aulenti.
Non è sempre facile misurarsi con i grandi musicisti del passato: Fabrizio Bosso decide di rendere omaggio a Duke Ellington, forse il compositore più influente di tutto il Novecento. Ad accompagnare la tromba di Fabrizio Bosso c’è il suo quartetto composto da Julian Oliver Mazzariello al pianoforte, Luca Alemanno al contrabbasso, Nicola Angelucci alla batteria e una sezione di fiati maestri composta da Fernando Brusco e Claudio Corvini alle trombe, Mario Corvini al trombone, Gianni Oddi al sax alto, Michele Polga al sax tenore e soprano e Marco Guidolotti al sax baritono.
Fabrizio Bosso riesce in un’operazione audace e per affrontarla ha chiamato accanto a sé Paolo Silvestri, che ha scritto arrangiamenti funambolici e pieni di verve che fanno di Duke molto più di un semplice tributo a uno più grandi maestri che il jazz abbia conosciuto. Partendo dagli standard più celebri del “Duca”, Silvestri li rivisita senza stravolgerli, dando la giusta centralità alle note necessarie e preparando il campo a Bosso perché possa, grazie alla sua tecnica, al suo estro e al suo gusto inimitabile per la melodia, dare l’ennesima prova di un talento ormai maturo e capace di sorprendere ancora.
Il trombettista di origini torinesi, che ci ha ormai abituati da diversi anni ad incursioni in territori anche molto lontani dal jazz, la cui ecletticità gli ha consentito di muoversi con uguale disinvoltura in ambiti trasversali, è tornato con il nuovo album Duke, uscito lo scorso maggio, suggellando il legame indissolubile col suo primo amore: il jazz.