Intervista ai Paramore: ‘Ricominciamo da.. noi!’

In occasione della visita italiana dei Paramore, abbiamo avuto occasione di incontrare - all'indomani del concerto di Milano - la band americana, che ci ha parlato del nuovo disco.

In occasione della visita italiana dei Paramore, abbiamo avuto occasione di incontrare – all’indomani dell’acclamato concerto all’Ippodromo del Galoppo di Milano – la giovane rock band americana, in piena promozione del nuovo disco, ‘Paramore‘ uscito lo scorso 9 Aprile, che ha scalato la classifica inglese, piazzandosi in vetta per ben due settimane consecutive.
All’incontro si presentano la rossissima Hayley Williams, che ci accoglie con un grande sorriso, ed il chitarrista Taylor York, mentre il bassista Jeremy Davis è già in volo per incontrare la moglie. Sui loro volti si intravede la stanchezza per questo lungo ed estenuante tour e, forse, anche per le poche ore di sonno.
Ed è proprio dall’esperienza live appena vissuta, che parte la nostra intervista.

D: Ciao Ragazzi, ieri avete suonato il vostro primo show in Italia, dopo ben 5 anni di assenza. Come avete trovato i fan italiani?
Taylor: “Il pubblico era davvero elettrizzante, uno dei più chiassosi che abbiamo mai incontrato! Ed è sorprendente, andando in tour e visitando altri Paesi, come le persone conoscano le nostre canzoni, nonostante siano in una lingua che non è la loro. E’ stata un’esperienza davvero meravigliosa. Scusate se ci abbiamo messo così tanto per tornare”.

D: Hayley, al concerto abbiamo visto molte ragazze che copiano il tuo modo di vestire, di truccarti e di pettinarti. Sei diventata una sorta di icona di stile, ti ritrovi in questi panni?
Hayley: “E’ davvero cool. Quando ero teenager odiavo queste cose, ero spaventata e cercavo di attirare l’attenzione. Ho una sorella di quell’età, e quando vedo i nostri fan più giovani, rivedo lei. E’ davvero bello ispirare i giovani, perchè sono loro che costruiranno il futuro. Penso che sia importante che la gente ascolti quello che hai da dire. In realtà poi non mi sento un’icona di stile. Mi piace, ma non mi sento per niente fashion, mi vesto come mi piace, con cose divertenti a volte”.

D: Qualcuno ti ha paragonato ad un mix tra Cindy Lauper e Gwen Stefani, cosa ne pensi?
H: “Wow! Adoro Cindy Lauper, è davvero fantastica. Coi No Doubt abbiamo condiviso un tour ed abbiamo potuto vedere quanto siano talentuosi, sentirmi paragonare a Gwen Stefani è un onore per me”.

D: Parlando del nuovo disco, pur essendo il vostro quarto album in studio, avete deciso di chiamarlo semplicemente ‘Paramore’, ci spiegate il motivo?
T: “Durante la composizione di questo disco, siamo stati sommersi da molti cambiamenti, che ci hanno messi di fronte a situazioni difficili. Questo ci ha unito molto di più come persone ed artisti. Penso che questo album sia il meglio che avremmo mai potuto fare. Ci siamo sentiti davvero liberi di creare, portando noi stessi all’interno, e questo album è il risultato di tutto questo”.

D: L’album è quindi il simbolo del vostro nuovo inizio: nella maggior parte dei pezzi, il messaggio che ne esce è molto positivo. Ma c’è una traccia in particolare che si discosta da tutto questo, sto parlando di ‘Last Hope’, che più raccontare di un nuovo inizio, racconta una fine..
H: “Effettivamente il giorno in cui l’ho scritta, non era per niente una buona giornata. E’ stato uno dei primi pezzi nati per il nuovo album, ed è nato in uno dei momenti più difficili. C’erano giorni in cui ci trovavamo io e Taylor ed era un fiume in piena, mentre altri giorni sembrava non volesse uscire nulla. Nel momento in cui l’ho scritta ero davvero quasi senza speranze, mi sentivo esausta. Ma poi abbiamo trovato la forza di combattere i nostri demoni e di rivalerci”.

D: In questo nuovo album, è cambiato qualcosa nel processo di composizione delle canzoni?
T: “Si, ora è molto più caotico! (Ride) In realtà non abbiamo una vera e propria formula, ogni canzone è nata a proprio modo. Ma mi sono sentito molto libero”.

D: Per questo album, avete affidato la produzione a Justin Medal-Johnsen, che arriva da un background musicale molto diverso da quello che è la vostra realtà. Come ha influenzato il disco?
H: “Penso che JMJ sia stata la miglior guida possibile che avremmo mai potuto avere per questo album. Se non avessimo lavorato con lui non avremmo avuto questo stesso disco. Ci siamo sentiti davvero molto liberi, artisticamente parlando. Non ho mai visto Taylor così creativo come è stato creando questo album. JMJ ha poi messo a disposizione la sua esperienza nei diversi generi musicali, ha dato un apporto che noi non avremmo mai potuto dare da soli. Ci ha indicato la via per creare questa nuova versione della nostra band”.

D: Nel singolo ‘Now’ recitate “if there’s a future we want it now”. Ora, avete avuto il vostro futuro?
H: “Certamente! Al tempo in cui scrissi la canzone – un paio di anni fa – ci siamo presi un periodo di pausa. E’ stato un periodo difficile, mi sentivo annoiata e scoraggiata. Poi Taylor s’è presentato con un riff, l’ispirazione è tornata, è stata come una rinascita. Ed è pazzesco sentirla oggi e pensare a tutto quello che abbiamo fatto da allora, è stato difficile, ma siamo davvero dove volevamo arrivare”.

D: Il sound del nuovo album è cambiato molto, ma – come ci avete mostrato ieri col finale di ‘Let The Flames Begin’ – siete sempre molto attaccati alle vostre radici..
H: “Siamo molto fieri di come siamo nati e di come siamo cresciuti come band. Quando ho iniziato avevo 16 anni, ed ero diversa da ora che ne ho 23. Ma non voglio dimenticare le mie radici.  La nostra musica è cresciuta e cambiata perchè noi stessi siamo cresciuti e cambiati, ma penso sia comunque molto importante mantenere un contatto con chi ci segue dall’inizio. A volte è indispensabile prendere delle scelte che portano verso qualcosa di diverso, ma quello è anche l’unico modo per crescere”.

D: In tour avete diviso il palco con molte band..
H: “Si, davvero molte band. Il momento più emozionante è stato certamente quando abbiamo aperto il concerto dei The Cure, una delle mie band preferite, ed anche di Taylor. Abbiamo avuto occasione anche di incontrare Robert Smith ed è stato emozionante.. è così carismatico! Ad ogni modo ci piace dividere il palco con band diverse, che siano grandi band o piccole band, e queste occasioni ci danno modo di far ascoltare la nostra musica anche ai loro fan, di arrivare a più persone”.

D: Avete intenzione di ingaggiare un batterista full-time?
T: “Non saprei cosa potrebbe accadere, non ci ho proprio pensato. Al momento siamo molto concentrati su quello che stiamo facendo, viviamo giorno per giorno. Abbiamo trovato un’unità come band ed una splendida ‘famiglia’ che ci segue in tour”.

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