La recensione di ‘Graffiti on The Train’ – Stereophonics

Ieri, 5 Marzo 2013, è uscito 'Graffiti on The Train', il nuovo album in casa Stereophonics: Cube Magazine lo ha ascoltato e recensito per voi.

Data di Uscita: 5 Marzo 2013
Etichetta: Stylus Records / Warner Music
Singoli: ‘In a Moment’ / ‘Indian Summer’

Gli Stereophonics tornano a 4 anni da ‘Keep Calm and Carry On‘, con un nuovo disco ‘Graffiti on The Train‘, anticipato in radio dal singolo ‘Indian Summer‘.  Reduci da un tour estenuante, i rocker gallesi sono tornati in studio, con l’intento di scalare le vette delle classifiche, come fu per i primi 5 spettacolari album che produssero tra il 1997 ed il 2005.
Il disco è stato scritto dal frontman Kelly Jones e prodotto dallo stesso con il supporto di Jim Lowe, ma in alcune canzoni segnaliamo l’apporto dell’arrangiatore David Arnold.

Sin dalla prima nota, si evince che qualcosa è cambiato, gli Stereophonics sono cresciuti, si sono evoluti, dopo due produzioni non proprio brillanti. ‘Graffiti on The Train‘ è sicuramente un album più cupo ed allo stesso tempo più adulto, una peculiarità che probabilmente hanno acquisito dopo il duro lutto avuto con la morte dell’ex batterista e membro fondatore del gruppo, Stuart Cable, avvenuta lo scorso 7 Giugno 2010. Ma c’è anche un tentativo di provare e sperimentare qualcosa di nuovo.
La voce di Kelly Jones è sempre la stessa potente che conosciamo, conserva l’intensità delle prime produzioni, un’intensità che si può chiaramente sentire nella titletrack e nella traccia conclusiva ‘No-One’s Perfect‘, due dei momenti migliori di questo disco.
Ma queste due canzoni sono anche quelle che meno rappresentano l’album, che risulta molto dark all’ascolto, malinconico e contemplativo, fatta eccezione anche per ‘In a Moment’ che funge da spiraglio di luce.
Nelle liriche si raccontano storie, analizzando i personaggi, con una finezza poetica inedita, che spicca in pezzi come ‘Violins and Tambourines‘ e ‘Graffiti on The Train‘, in cui Jones analizza la fragilità della vita, accompagnato da un semplice motivo della chitarra.

Un album che segna un salto di qualità, un traguardo raggiunto per questa band, che – nell’ultimo album – sembrava essersi persa. Un album che certamente piacerà ai fan storici della band, che hanno atteso con pazienza l’uscita di questo disco.

Tracklist:

1. We Share the Same Sun
2. Graffiti on the Train
3. Indian Summer
4. Take Me
5. Catacomb
6. Roll the Dice
7. Violins and Tambourines
8. Been Caught Cheating
9. In a Moment
10. No-one’s Perfect

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